Il pub più a Ovest d’Europa: Céad Míle Fáilte an Kruger’s Pub

 Autore sconosciuto

Dove bersi una pinta di Guinness stando praticamente in faccia all’America ma tenendosene debitamente a distanza, saldamente ancorati alla buona vecchia terra irlandese? Nell’unico pub più a ovest d’Europa, ovviamente. Esattamente a Dunquin, nella penisola di Dingle, co. Kerry, Ireland. Precisamente al Kruger’s pub, che, alla faccia del nome di nightmeriana memoria, è uno dei ritrovi più pacifici e familiari che si possano trovare Sì, perchè uno entra in un pub irlandese e comprende - solo guardando - dove sta davvero lo spirito di questo popolo sospeso fra acqua, nebbia, leggende e... birra. Sta qui, proprio in questi locali profondamente, indissolubilmente “pub”bblici... Qui entri e capisci subito che non è possibile, come da noi - dove il pub di stile irlandese è diventato un business di moda - , appartarsi in un tavolino da due o al massimo da quattro. No, qui non è proprio possibile... la struttura stessa è pensata per trovarsi e ritrovarsi, non per isolarsi. Se te ne vuoi stare con i tuoi pensieri, ti prendi la tua pinta e poi te ne esci sotto il cielo stellato, a offrire il respiro dolente al dio Oceano, che pietoso se lo porti via in qualche terra di nessuno...

Il bancone è come un porto dove approdano e partono verso nuove avventure esseri di ogni età che hanno lasciato fuori dalla porta tutto il brutto della giornata e sono decisi a godersi solo la compagnia e la risata lieve che nasce fra una chiacchiera e una canzone (la magia, in Irlanda, sta spesso nel fatto che tutti, ma proprio tutti, conoscono le canzoni che vengono proposte dai musicanti di passaggio... e il coro si intona senza imbarazzi portando di ognuno la voce diversa ma lo stesso impulso del cuore). Qui i tavoli sono sparsi come le sedie, piccole isole itineranti che si fermano per un po’ dove una storia le destina, e poi riprendono il viaggio senza mai avere un punto fisso. I divanetti non sono pensati come tane per le confidenze più segrete, ma foderano le pareti del locale, così non si crea mai la condizione di trovarsi faccia a faccia con una sola persona, ma piuttosto gomito a gomito con chiunque passi di lì, come in una inarrestabile Ceili dancing, sull’onda di un reel, termine coniato nel 1300 e che indica il primo ballo popolare “celtico” della storia. Entri e non trovi la coppietta isolata che cerca solo un proprio intimo tempo, o la brigata di militari in libera uscita a caccia di fauna locale, o il gruppuscoletto alternativo che beve la Guinness perchè fa tendenza ma “mi può togliere tutta quella schiuma per favore” (!!!)...

Qui non fai in tempo a varcare la soglia, che già un piccolo elfo biondo e scarmigliato ha sconfinato allegramente sui tuoi piedi, incurante delle eventuali conseguenze e tutto concentrato a trascinare il padre verso il biliardo per la “solita” partita, brandendo la stecca come una improvvisata lancia da torneo cavalleresco... al bancone un gruppo di ragazzine che non superano i quindici anni si assembrano con l’entusiasmo di fan da star non intorno a un attore o al più carino della compagnia, ma al cospetto di quello che sembra essere il nonno del villaggio, che felice come un bambino dispensa il suo sorriso con quattro denti e due no... ma è il sorriso salato e pepato di chi le ha viste nascere e crescere e festeggia con loro la stagione che passa... e brinda a quella che verrà. I richiami fra le famiglie passano sulla sua testa, lanciati a gran voce oltre il proprio quotidiano, ma anche profondamente calato in quella vita di tutti i giorni, così aspra e così dolce che non la puoi più staccare dalla pelle... però la puoi addolcire o ravvivare con una buona pinta in compagnia... e non importa se a sorridere è qualcuno che non vedrai più, fagocitato dalla sua storia e da una vita che non appartiene ai tuoi luoghi. Lo scambio, in quel momento, in QUEL preciso momento, è uno scambio di cuori, è il sorriso intenso che nasce dal sentirsi persona con un’altra persona, e alla base di tutto c’è il rispetto profondo per la vita, anche quando non la capisci. Del resto, in un pub sperduto, sul punto più a ovest d’Irlanda, quella parte di vita che non riesci fare tua, la puoi cantare e affidare al vento, sulla musica fiammeggiante di una jig, o su quella, intrisa di ardente pazienza, di una ballata. E si riprende il cammino.

ViktorNavorski - Irishmist.splinder.com

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