La mia cecità

 Autore sconosciuto

Vi siete mai accorti della nostra cecità? Io da poco tempo...

Correvo, correvo, non mi fermavo mai, guardavo ma non vedevo soddisfando o per meglio dire "liquidando" il bisogno che ognuno di noi ha di divino, di "religiosità" con vaghi e mai approfonditi ricordi di un uomo nato in una mangiatoia e morto ingiustamente.

Con frasi dal significato mai del tutto chiaro, ripetute a memoria grazie a quella facoltà della mente umana per la quale se io sento mille volte la stessa frase che ha la stessa risposta (è anche il meccanismo della pubblicità tormentosa in tv) alla fine sentendo la suddetta frase pronuncerò la solita risposta anche se sto pensando a tutt'altro.

Scusate il ragionamento contorto, spero comunque di essermi spiegata.

Quello che voglio dire è che ad un certo punto della mia vita, il credere a "cose" (il termine giusto è dogmi) molto grandi altisonanti, cerimoniose ma INVISIBILI, non riscontrabili dai nostri sei sensi, non è più riuscito a soddisfare questo bisogno di religiosità, anche se tutto ciò mi è stato insegnato fin da bambina.

Poi avvengono fatti nella vita delle persone (probabilmente già scritti, perché ricordate NULLA È MAI PER CASO) che cominciano a farti pensare a quello che sei, a cosa credi e se queste credenze possono davvero sostenerti, aiutarti nei momenti critici della vita, nelle centinaia di prove alle quali essa ti mette di fronte, RENDERTI FELICE!

E se la risposta fosse NO? Allora è crisi.

A me è successo.

Durante questo periodo di profonda crisi religiosa, leggevo un romanzo che come al solito parlava di storie di gente lontana, e ricordo che mi è piaciuto talmente tanto che mi sembrava strano quanto mi fosse piaciuto e come avessi pianto all'ultima pagina.

Perché ho pianto? Perché la storia di persone che adoravano e chiamavano "Dio"  un fiume, mi ha toccata così tanto in un periodo così nero in cui non riesco a ricominciare a vivere, a trovare conforto in nulla?

Poi ho cominciato a pensare che queste persone con le loro invocazioni non pregavano un dio invisibile, assente, che non interviene ne in bene ne in male, bensì una Madre molto, molto grande, che risponde ogni giorno, ogni momento!

E loro invocavano e ringraziavano il sole, che faceva maturare il grano, perché ogni giorno ritorna a risplendere, ringraziavano il fiume che (grazie alla stagione delle piogge a monte), con la sua piena rendeva fertili i campi.

Essi li chiamavano Dei, noi chiamiamo il tutto semplicemente "NATURA".

Mater - Materterra.it

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