Bordighera

Bordighera - Claude Monet

Le origini

L’etimologia del nome della cittadina per alcuni sarebbe da ricercarsi in una nota tradizione popolare. Alcuni predoni venuti dal mare in una notte misero a ferro e fuoco la costa ligure di ponente, uccidendo interi villaggi, ma soprattutto facendo un gran numero di schiavi. Alle prime luci del mattino, mentre le galee dei pirati stavano già prendendo il largo, uno dei capitani volle vedere di persona tutte le donne che avevano rapito considerato che l’azione si era svolta la notte precedente, nella più totale oscurità. Fu in quel momento che scoprì l’amara sorpresa: le donne erano completamente scomparse, senza lasciare traccia. Alle sue insistenti domande, la ciurma, in gran parte composta da marinai liguri fatti schiavi, così rispose: «A bordo i ghean». Da questa frase sarebbe derivata poi Bordighera.

Cosa vedere

La parte più caratteristica di Bordighera è senza dubbio quella alta, ovvero la “zona vecchia” dove rinveniamo pregevoli testimonianze del passato: c’è la Chiesa di S. Maria Maddalena (1617), Porta Sottana, l’Oratorio di San Bartolomeo degli Armeni (XV secolo) e, in posizione pittoresca sulla scogliera, la Chiesa di S. Ampelio, romanica, risalente al XIII secolo. Da non perdere è poi la famosa passeggiata lungomare naturalmente all’ombra delle immancabili e caratteristiche palme.

La leggenda di Magiargé

È stata posta addirittura sulla piazza di fronte al Municipio la statua di Magiargé, la bella schiava che salvò Bordighera dalla distruzione. La leggenda (o storia…) racconta che durante uno degli assalti al castello della cittadina rivierasca, il pirata Boabil fu raggiunto dalla notizia che la sua amata schiava, rapita a Granada, Ziadatalé, stava morendo senza che la si potesse più salvare. La stessa moglie del governatore di Bordighera, impietosita, aveva inviato il proprio medico al capezzale della ragazza per assisterla. Boabil cessò l’assalto ed espresse il desiderio di seppellire la ragazza presso Capo Ampelio all’ombra di una pianta di gelsomino nero portata dalla Spagna. In cambio Boabil promise la cessazione di ogni scorreria se gli abitanti di Bordighera si fossero occupati della sepoltura e della piantina. Così accadde e sulla tomba fu posta in seguito una statuetta raffigurante la bella schiava. Avendo nominato Ampelio non si potrà non citare l’omonimo santo al quale Bordighera è particolarmente affezionata; secondo la tradizione qui nel IV secolo S. Ampelio sarebbe approdato provenendo dall’Egitto portando con sé i datteri. Da allora Bordighera divenne celebre per le sue palme e ancora oggi sotto l’omonima chiesa c’è la grotta dove visse e morì S. Ampelio.

Ospiti illustri

Bordighera vanta una serie di personaggi famosi che vi hanno soggiornato più o meno a lungo attratti dalla bellezza del luogo. Ricordiamo la Regina di Prussia (1888), la Regina Margherita di Savoia, il generale Cadorna, lo scrittore Edmondo de Amicis e Claude Monet che durante un soggiorno di 79 giorni dipinse più di 50 tele. Una curiosità: a Bordighera a fine ‘800 risiedeva una comunità di ben 3.000 inglesi.

Ippolito Edmondo Ferrario - Triora.org

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