Sacrifici umani

 Autore sconosciuto

Spesso si è portati a ritenere i Celti come un popolo di selvaggi per il solo motivo che praticavano il sacrificio umano

Tuttavia il discorso è da inquadrare in un periodo storico in cui tutte le civiltà conoscevano il sacrificio umano come un'esperienza semi-quotidiana.

Basti pensare al Circo di Roma, dove migliaia di persone, schiavi o nemici, venivano massacrati da belve o gladiatori.

Certamente i Celti dimostravano un ingegno particolarmente macabro nell'architettare "macchine di morte".

Normalmente le vittime designate erano schiavi o prigionieri di guerra ed il fuoco era il mezzo prediletto per dare loro la morte, nonostante secondo alcuni storici anche l'annegamento ed il soffocamento erano pratiche comunemente utilizzate.

Uno dei metodi più scenografici era la costruzione di un enorme manichino di vimini e legno entro il quale venivano ammassate le vittime. Una volta che il pieno era stato fatto si dava fuoco alla struttura, causando la morte per ustioni e per soffocamento da fumo.

Un altro metodo studiato dai Celti per sacrificare uomini era la costruzione di una grande scatola di bronzo delle dimensioni di una piccola stanza la quale veniva ricoperta di legname.

Le vittime venivano sigillate all'interno della scatola e si accendeva il fuoco. Le pareti, il pavimento e il soffitto della scatola diventavano incandescenti, e le vittime venivano praticamente disidratate e cotte.

A volte il desiderio di condannare i Celti come selvaggi senza una civiltà, ha causato errori storici madornali. Un esempio?

Questo particolare del calderone di Gunderstrup è stato per anni interpretato come la riproduzione iconografica di un sacrificio umano attraverso annegamento. In realtà questa scena sbalzata rappresenta il Dio Dagda che immerge un uomo nel suo magico calderone che può dare e togliere la vita (forse togliendogliela ma forse ridandogliela)

Celticworld.it (2002)

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